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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

Halloween is coming

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  The drinker. Erich Plontke, 1914 Halloween is coming for the timid and the reckless surprises you by dozing among pumpkins and sweetness.   At the gallop of the ghost of his steed wrapped in frost on good souls he will feed. Halloween sta arrivando per il timido e l’avventato, ti sorprende sonnecchiando tra le zucche e il cioccolato.   Dello spettro di un destriero va galoppando, avvolto dal gelo di buon’anime si va cibando.

All Hallows' evening

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  Il silenzio. Johann Heinrich Fussli, 1799-1801 Nel salotto avvolto dalla luce giallognola di una vecchia lampada da tavolo, un surreale silenzio era rotto dal volume del televisore. Seduto sulla poltrona infeltrita, un vecchio brontolone faceva finta di guardare lo schermo, intento a trovar nella sua testa un momento di raccoglimento, prima che finisse per scoppiargli il cervello. Fino a che un rimbombare di nocche sul legno venato della sua porta lo rianimò da quel letargico approccio. Al di là dell’uscio Dracula, Frankenstein e una mummia, aprirono lesti i loro sacchetti urlando: “Dolcetto o scherzetto?”. L’uomo, dagli zigomi cadenti e le spalle ricurve, brontolò e sbuffò, tant’è che il lungo baffo gli svolazzò all’insù. Con fare scocciato allungò la mano rugosa verso la ciotola piena di caramelle e cioccolato e lasciò che quegli omini ne facessero razzia a loro piacimento. “Vi verrà il diabete! Stupide pulci!”, borbottò. Ma i tre erano ormai corsi a caccia della prossima

Il tempo di un momento

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  La corde sensible. René Magritte, 1960 Immagine dinamica di uno statico pensiero, scorre rapidamente come un film in bianco e nero.   S’innalza e s’abbatte, ruota e sobbalza. Anima mia! Anima mia! Dove vai? Dove vai?   Come tumultuoso vortice s’aggroviglia la stanza. Arrestati! Arrestati! Quand’è che tornerai?   Spira e sospira, danzano le ore, i tempi si fan maturi. Tutto quel che è pensiero in fondo, non è che duri.

La lista dei desideri

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  Gli elefanti. Salvador Dalì, 1948 Con l’arrivo dell’anno nuovo, arrivò per Jane e Mary anche la possibilità di poter dare senso ad un progetto rimasto in un cantuccio per molto tempo. Finalmente si andava quantificando la possibilità di dare una svolta alle loro vite,   potevano iniziare a prefissare scadenze che avrebbero diligentemente rispettato e stilare una lista delle cose da fare da appendere al frigorifero. Ne avrebbero spuntato tutte le voci, dalla prima all’ultima, esattamente in quell’ordine e nel tempo prestabilito. Volevano che tutto fosse perfetto, organizzato a puntino, non avrebbero lasciato spazio ad eventuali errori; avevano desiderato quel momento così a lungo che anche un solo passo indietro sarebbe stato per loro segno di fallimento. L’eccitazione era visibile a fior di pelle. I peli sulle loro braccia, dritti come canne di bambù, davano un certo prurito, ma cosa importava? L’attesa fu così lunga e laboriosa che il tempo ad un certo punto sembrò loro non vo

Notte d'amore

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  Danae. Gustav Klimt, 1908 Dolce e tenue notte che avvolgi i lombi della terra col tuo tiepido manto,   lucente e compita luna che illumini i passi sospesi dell’amore appena nato.   Ave a te e alla tua casa, alla tua silente favella che espande il firmamento.   Ai piedi del pavido amante chiamato dal fato, si spiega il lento sentiero,   riecheggia il ruscello, che fresco e paziente abbevera la valle.   Sotto ogni suo passo, s’ode il croccante lamento dell’umido selciato,   la nebbia risale per baciar la fronte, imprimendone una stella.   Ora brilla e si nutre dei pensieri lieti che appagano il novizio talamo.

The Bird Cage

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  Loie Fuller alle Folies Bergere. Toulouse-Lautrec, 1893 Era una lucente mattina di maggio, il borsone era pronto, gli stivali erano ai piedi e il serbatoio era stato riempito la sera prima. Lotti e William salirono in sella alla vecchia V-Star rosso carminio e iniziarono il loro viaggio attraversando terre desolate e percorrendo strade che si innestavano tra monti e deserti. Andavano alla scoperta di luoghi remoti e di antica memoria, luoghi rimasti quasi inesplorati, abbandonati a se stessi, ma custodi di un tesoro storico non riconosciuto a sufficienza. La loro voglia innata di esplorare, custodita all’interno di uno scrigno fatto di fanciullesca curiosità, dava sempre loro un buon motivo per svegliarsi la mattina e mordere più asfalto che potevano, ogni qualvolta se lo potevano permettere. Quel giorno avrebbero visitato una piccola e antica città che doveva la sua fortuna alla scoperta di una miniera, oltre che all’estro creativo dei suoi abitanti che ne fecero in poco tempo

Stille d'amore

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Viandante sul mare di nebbia. Caspar David Friedrich, 1818 S’accasciano al suolo l’estive velleità, muta la vita nelle foreste. Ad ogni foglia caduta un’anima risorge.   S’ode all’orizzonte il fischio del treno, s’appresta il viaggiatore per l’ultimo bacio.   Il tempo dannato scandisce le ore, costringendomi lontano dalle tue lacrime di cristallina rugiada.   Il tempo, omaro di volontà, tornerà un dì a contare i passi e i pensieri riportarmi alle tue lacrime.   E da esse io berrò, in esse riposerò, con esse mi nutrirò, per esse per sempre io t’amerò.

Sorrow

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  Sorrow. Vincent Van Gogh, 1882 Sono innumerevoli i personaggi illustri che vantano disturbi mentali. Il primo che mi viene in mente è Van Gogh. Egli è uno dei miei pittori preferiti, con la sua meravigliosa arte mi sono avvicinata alla pittura e al suo studio, ho visto i suoi capolavori in giro per il mondo ed ogni volta che mi avvicino ad un suo quadro è un’emozione immensa, estremamente simile alla sindrome di Stendhal. Ecco, partiamo da qui, la sindrome di Stendhal, un’affezione psico-fisica quasi mitologica, un disturbo mentale (ma temporaneo) che colpisce chi guarda un’opera d’arte in grado di stimolare le sinapsi nel modo giusto. Ero ancora una bambina, eppure, quando visitai per la prima volta gli Uffizi, ebbi un sentimento molto simile dinanzi la Medusa di Caravaggio. Ebbi le palpitazioni e il fiato corto, rimasi a guardare quel dipinto per interminabili minuti, mentre mia madre scappò via perché lo trovò inquietante. Io insistetti a rimanere lì, davanti ad esso, rapita

Il viaggio

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  Stati d'animo: Gli addii. Umberto Boccioni, 1911 Con la calma e il passo felpato che si addice a chi non teme che il tempo gli sfugga dalle dita, un viaggiatore si recò in stazione. Era una mattina di inizio primavera, l’aria era ancora fresca dall’inverno che andava scemando, ma frizzante al punto giusto. I ciliegi iniziavano la loro rituale fioritura, imitando la neve e rendendola invidiosa. Le pozzanghere si andavano asciugando, mentre il sole si faceva ogni giorno sempre più rosso. L’attesa in stazione fu inconsuetamente lunga, ma non se ne crucciò. Era nel suo ambiente, tra il carretto delle merende, il facchino affaccendato e gli annunci garbati dell’altoparlante che echeggiava da un pilastro all’altro. “Non in tutto il mondo si può vantare una stazione ferroviaria così ben organizzata ed educatamente caotica”, disse sorridendo ad un vicino di attesa. Il vicino sorrise a sua volta, protetto dalla tesa del cappello. Temendo di aver invaso la sua privacy, chiese scu