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Le tre porte - disponibile ora

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Victor e Jenny vivevano un’esistenza felice ed appagante, figli dei fiori cresciuti nel clima della benignità universale. La vita ha dato loro l’opportunità di realizzare i loro desideri, e niente e nessuno sembrava potesse intaccare tutta quella perfezione. Ma una mattina come tante, qualcuno bussò alla loro porta. “ Il cammino dell’uomo consacrato ha nel suo intermezzo tre porte che devono essere superate per accedere all’eterno ”. È così che si presentò loro il mondo nel quale vennero catapultati d’improvviso, senza apparente motivo. Cosa accadrebbe se l’egoismo e l’ingordigia di un unico uomo oscurassero il sole? Cosa accadrebbe se il potere terreno non fosse più assegnato al banale e corruttibile denaro, bensì ad una “divinità” terrena che decide per chi vive e per chi muore? Il viaggio a ritroso tra le avventure della loro esistenza, prima e dopo il cambiamento, farà scoprire l’importanza dei sentimenti e dei suoi contrari, nell’infinito intreccio che li distingue e li completa.

Lo specchio del tempo

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  Ritratto di Michel Leiris. Francis Bacon, 1976 Osservando la sua immagine riflessa nello specchio, con i palmi delle mani si stropicciava   il viso eseguendo frenetici movimenti verticali. Nelle sue orbite oculari si vedevano i filamenti di sangue disegnare le sottili vene che ne esaltavano il niveo biancore. Si chiedeva cosa facesse lì, in quel luogo dimenticato dal dio come dall’uomo. La barba incolta di giorni, forse settimane iniziava a prudere e i vestiti cominciavano ad emanare un odore di marcio. Dopo un’ultima smorfia allo specchio, rivolta a sé stesso come insulto gratuito, nella piena convinzione di meritarlo, si diresse verso la finestra. Al di là dei vetri opacizzati dall’età, vedeva il cielo rosso come fuoco e la terra nera come inchiostro. Non vi era anima viva, nessuno verso destra, nessuno verso sinistra, nessuno all’orizzonte. E non si udiva alcunché, nessun suono da sopra, nessun suono da sotto. Un sibilo di vento sollevò lesto il pulviscolo che ricoprì il p

Dicembre

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  Scrooge scaccia il primo dei tre spiriti. Jonh Leech, 1843 Questa non vuole essere una poesia, ma soltanto un’opinione mia, di quel che questo mese sia per tutta l’allegra compagnia.   Non m’importa delle rime né tantomeno di far stime, ma se qualcosa devo dire, infine questo è ciò che il mio cuore esprime.   Qui la neve la si vede ogni trent’anni, le vacanze sono nostalgia lontana, le luci il lusso del non vedente.   I colori, le forme e i sapori si confondono in una quadriglia improvvisata da chi per tutto l’anno non muove un passo.   E poi c’è da correre e d’affannarsi nella gara più folle e più attesa, al solo scopo di volersi più bene.   Il freddo ha imparato a camminare carponi, per non farsi vedere. E si torna a fingere di saper amare.   E non c’è più silenzi né solitudini, non c’è tempo per pensare e non c’è lacrima che tenga.   Nel dodicesimo tutto s’arresta. Il cammino del vecchio qui trova il suo tempo, che il nuovo rincorre per quello che resta.

Come il sole di mezzanotte

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  Pandora. Dante Gabriel Rossetti, 1869 Come il sole di mezzanotte irrompe un raggio di fiele nell’oscurità del desio. Uno squarcio di luce cavalca furioso tra i sensi e le impasse, brucia radioso sul fondo del bicchiere.   Come il sole di mezzanotte arde lampante la fiamma del dolore. Porterà la sapienza nel mondo che si spegne, affievolendosi al refolo del tuo alito.   Come il sole di mezzanotte s’inerpica verso il divino, dove le anime perdute hanno dimora. Lì troverai anche la mia quando, stanco, tornerai.

Cenere

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  Ogni 3 giorni - If you were in my shoes. Laika MCMLIV, 2021 Sono scesa giù nell’inferno, ne conosco ogni piccola intercapedine, mi sono fatta coccolare, consolare, cullare e abbindolare dalle sue fiamme calde e avvolgenti; ne conosco forma e colore, finanche il sapore, pungente e amaro, ma in quei momenti mi sembrava il sapore più delizioso del mondo. È stato difficile risalire, abbandonare la certezza di quei sapori, così chiari e definiti che la mia lingua conosceva bene, quel calore morbido e soffocante al quale le mie carni si erano abituate e assuefatte. Ma eccomi qui, sana e salva, con le tasche piene di cenere e le cornee ustionate. Sarà forse l’amore un’illusione, al pari del rispetto e della buona educazione? Sarà forse che siamo noi troppo indaffarate ad amare, tanto da non accorgerci di tutto quello che gira intorno? Sarà forse una conseguenza da eccesso di amore, come lo zucchero per il pancreas, come il sale per il cuore? Sarà forse per egoismo e malato egocent

Dell'eterno amore

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  La mélodie oubliée. Luo Li Pong, 2017 Fresco profumo di un fiorente prato dai fili d’erba smossi dal vento, culla ancestrale di mondo e conoscenza.   Divina presenza, perpetua madre. Dolce e carnale sogno, palpabile desiderio terreno.   D’ambra, di fieno, d’ebano e di perla, soffice derma ardente e odoroso. Padrona infernale dei sensi umani.   Tra le sue braccia v’è conforto, nel suo seno v’è la vita. Nei suoi occhi s’infrange l’oceano, che smuove i monti e trabocca i fiumi.   Dai suoi lombi origina la stirpe che la condannò. Martire casuale, regina del castello.   Divina provvidenza, perpetua reminiscenza. Le sue brame, cosparse d’incensi portati dal vento verso terre lontane tramutano ogni cuore.   Suo è questo luogo di eterna perdizione. Suo è la saggezza e la forza. Suo è il potere dell’eterno amore.

Luna

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  Il principio del piacere (Ritratto di Edward James). René Magritte, 1937 Quella mattina Luna si stava preparando per andare sulla spiaggia, quando all’improvviso le si piantò davanti un suo amico. Luna fece un balzo portandosi la mano al petto. Le propose di andare con lui per una gita fuori porta. “Quando?”. “Ora”. Luna rimase spiazzata, ma disse di sì, le sembrava una meta bella e divertente, una di quelle mete che appena ti capita l’occasione la devi cogliere al volo. Forse però il problema sarebbero stati i suoi pantaloncini, forse troppo corti, e poi indossava anche il costume da bagno, ma il suo amico le rassicurò che andava bene così, in fondo avrebbero trovato il mare anche lì. Mollò la borsa con la crema solare e l’asciugamano e prese quella con dentro tutto il resto.   Il lungomare ed il suo molo, in quel giorno di inizio maggio, erano avvolti da un vento che agitava il mare come anche i suoi nervi, che per dar retta al suo spavaldo amico ora aveva le gambe ch

Novembre

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  La nebbia, Voisins. Alfred Sisley, 1874 In questo mese funesto riposano le ossa sotto il verde cipresso. Dal suo principio, come ovatta imperlata, si leva il drappo nebbioso.   Con grazia e con quiete ammanta le solitarie terre, le vergini camelie e i fecondi vigneti, il lungo fumaiolo e le più elevate stelle.   Sgorgheranno da esse le fresche piogge, ad irrorare gioie e rimorsi delle letargiche menti, affogandone, nei fragorosi calici, i ricordi di scarlatto cruore.   Abbandoniamoci quindi, così, al momento. Assaporiamone la trama e distilliamone il vigore, contempliamone le albe e disciogliamone i tramonti.

Crisalide

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  Filosofo che osserva due farfalle. Katsushika Hokusai, 1814-1819 Faceva freddo, ma non un freddo qualsiasi, faceva quel genere di freddo pungente come l’aculeo di un istrice, quel freddo che ti entra dentro le ossa e ti immobilizza le giunture. Le strade erano bagnate e viscide, ad ogni angolo un cumulo di ghiaccio restava in panciolle fregandosene del sole nascente. I marciapiedi erano talmente scivolosi che ci sarebbero volute le scarpe chiodate per camminare senza incresciosi incidenti. Immagina un po’ che figura grama e meschina se tutto d’un botto finissi con i talloni all’insù. I passanti si fermerebbero a guardarmi, ad ammiccarmi con i loro lunghi indici e riderebbero. Oh, se riderebbero! Riderebbero di me, dei miei stupidi talloni e del mio grosso sedere schiantatosi come un meteorite. E inizierebbero a parlare delle mie gambe storte, delle mie orecchie a sventola e dei miei denti pronunciati. Non noterebbero altro che difetti in me, perché chi finisce coi talloni rivolti

Il fiore del peccato

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  Il rapimento di Psiche. William Adolphe Bouguereau, 1895 Velata la fiamma, tiepida e incerta parla di luoghi di tenera effusione, dove l’occhio riposa eppur vede e respira.   Racconta di pitture e di cornici d’oro, di morbidi velluti di mutevole carezza.   Nottetempo ti chiamai tra incanti e miraggi, come vampa infernale ardevi nel costato.   Si spense la fiamma sotto il vento dell’oblio, il tatuaggio di un fiore lasciò per sempre sul mio cuore.

Halloween is coming

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  The drinker. Erich Plontke, 1914 Halloween is coming for the timid and the reckless surprises you by dozing among pumpkins and sweetness.   At the gallop of the ghost of his steed wrapped in frost on good souls he will feed. Halloween sta arrivando per il timido e l’avventato, ti sorprende sonnecchiando tra le zucche e il cioccolato.   Dello spettro di un destriero va galoppando, avvolto dal gelo di buon’anime si va cibando.

All Hallows' evening

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  Il silenzio. Johann Heinrich Fussli, 1799-1801 Nel salotto avvolto dalla luce giallognola di una vecchia lampada da tavolo, un surreale silenzio era rotto dal volume del televisore. Seduto sulla poltrona infeltrita, un vecchio brontolone faceva finta di guardare lo schermo, intento a trovar nella sua testa un momento di raccoglimento, prima che finisse per scoppiargli il cervello. Fino a che un rimbombare di nocche sul legno venato della sua porta lo rianimò da quel letargico approccio. Al di là dell’uscio Dracula, Frankenstein e una mummia, aprirono lesti i loro sacchetti urlando: “Dolcetto o scherzetto?”. L’uomo, dagli zigomi cadenti e le spalle ricurve, brontolò e sbuffò, tant’è che il lungo baffo gli svolazzò all’insù. Con fare scocciato allungò la mano rugosa verso la ciotola piena di caramelle e cioccolato e lasciò che quegli omini ne facessero razzia a loro piacimento. “Vi verrà il diabete! Stupide pulci!”, borbottò. Ma i tre erano ormai corsi a caccia della prossima