Un giorno di pace

Immagine da citydoormilano.it

 

In Iran Mahsa Amini viene brutalmente uccisa da sue simili, in Mozambico suor Maria De Coppi perde la vita in un attentato dopo sessant’anni di missione umanitaria, in Ucraina Benjamin Giorgio Galli, foreign fighters italiano, muore sotto il fuoco nemico.

Mahsa, Maria, Benjamin, sono solo tre delle migliaia di vittime che cadono per mano di oppressori, estremisti e invasori.

In Ucraina la guerra va avanti da otto mesi, ma essa è solo la più giovane; c’è anche l’Afghanistan, lo Yemen, la Siria e mezza Africa che combattono da anni, oltre che una moltitudine di micro conflitti in giro per l’intero pianeta e dei quali quasi nessuno sa nulla.

E poi ci sono anche i barconi pieni di disperati che da tutte queste guerre vogliono andare via, perché vanno avanti da troppo tempo e non danno adito ad una visione del futuro; perché sono praticamente diventate parte di una quotidianità invivibile e inaccettabile; perché provate voi ad immaginare come stareste se da dieci anni fuori dalla porta di casa vostra ci fosse una guerra.

Come si potrebbe pensare di sopravvivere, figuratevi di vivere, se non c’è speranza alcuna del domani, se la vostra quotidianità fosse strappata via con la forza impedendovi anche di nutrire i vostri figli.

Non si può parlare di tutte queste guerre, non si può parlare di chi ha torto e di chi ha ragione, di chi ha il fucile più grosso o i motivi più validi; chiamando in causa un concetto ampio e prestabilito direi che non esiste il bene senza il male, il bello senza il brutto, l’amore senza l’odio, la pace senza la guerra.

Siamo in grado di distinguere gli opposti proprio perché li conosciamo entrambi, ma immaginate quanto sarebbe bello il mondo se non fosse mai esistita la guerra e fossimo a conoscenza solo del suo opposto.

Impossibile? Utopico. Perché dove c’è il bianco ci deve essere per forza anche il nero, e dove c’è il vuoto ci deve essere per forza anche il pieno. E questo non solo perché proverbialmente gli opposti si attraggono, ma soprattutto perché essi si pongono sui piatti della bilancia della vita, dondolando costantemente alla ricerca di un equilibrio statisticamente difficile da raggiungere.

Allora come sarebbe possibile vivere in un mondo di pace se una moneta non può avere una sola faccia?

Facile: non ne ho idea.

Ma dal mio piccolo cantuccio di ottimismo direi che basterebbe essere gentili l’un l’altro, volersi bene, rispettare gli spazi altrui e le credenze altrui. In fin dei conti perché mai la gente sente tutta questa necessità di imporre la divinità in cui credere, la persona che devi amare, l’abito che devi indossare e la lingua che devi parlare?

I diritti umani vengono calpestati ogni giorno, in una miriade di modi diversi, eppure ai nostri occhi è come se nessuno facesse niente a riguardo. Ma forse abbiamo questa impressione perché non se ne parla a sufficienza, chi vorrebbe mai sentir parlare di morti ammazzati, torturati e seviziati ogni santo giorno?

No, non si può.

Allora facciamo una cosa, parliamone come se fossero notizie di gossip, al pari di un divo di Hollywood o del vip in voga del momento, e proviamo a focalizzare la nostra attenzione anche su questi scomodi argomenti.

È un problema globale, deve toccare tutti, deve arrivare ad ogni cuore, ad ogni mente, ad ogni lingua.

La pace non deve essere solo un concetto, ma un fatto.

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