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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

Come il sole di mezzanotte

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  Pandora. Dante Gabriel Rossetti, 1869 Come il sole di mezzanotte irrompe un raggio di fiele nell’oscurità del desio. Uno squarcio di luce cavalca furioso tra i sensi e le impasse, brucia radioso sul fondo del bicchiere.   Come il sole di mezzanotte arde lampante la fiamma del dolore. Porterà la sapienza nel mondo che si spegne, affievolendosi al refolo del tuo alito.   Come il sole di mezzanotte s’inerpica verso il divino, dove le anime perdute hanno dimora. Lì troverai anche la mia quando, stanco, tornerai.

Cenere

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  Ogni 3 giorni - If you were in my shoes. Laika MCMLIV, 2021 Sono scesa giù nell’inferno, ne conosco ogni piccola intercapedine, mi sono fatta coccolare, consolare, cullare e abbindolare dalle sue fiamme calde e avvolgenti; ne conosco forma e colore, finanche il sapore, pungente e amaro, ma in quei momenti mi sembrava il sapore più delizioso del mondo. È stato difficile risalire, abbandonare la certezza di quei sapori, così chiari e definiti che la mia lingua conosceva bene, quel calore morbido e soffocante al quale le mie carni si erano abituate e assuefatte. Ma eccomi qui, sana e salva, con le tasche piene di cenere e le cornee ustionate. Sarà forse l’amore un’illusione, al pari del rispetto e della buona educazione? Sarà forse che siamo noi troppo indaffarate ad amare, tanto da non accorgerci di tutto quello che gira intorno? Sarà forse una conseguenza da eccesso di amore, come lo zucchero per il pancreas, come il sale per il cuore? Sarà forse per egoismo e malato egocent

Dell'eterno amore

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  La mélodie oubliée. Luo Li Pong, 2017 Fresco profumo di un fiorente prato dai fili d’erba smossi dal vento, culla ancestrale di mondo e conoscenza.   Divina presenza, perpetua madre. Dolce e carnale sogno, palpabile desiderio terreno.   D’ambra, di fieno, d’ebano e di perla, soffice derma ardente e odoroso. Padrona infernale dei sensi umani.   Tra le sue braccia v’è conforto, nel suo seno v’è la vita. Nei suoi occhi s’infrange l’oceano, che smuove i monti e trabocca i fiumi.   Dai suoi lombi origina la stirpe che la condannò. Martire casuale, regina del castello.   Divina provvidenza, perpetua reminiscenza. Le sue brame, cosparse d’incensi portati dal vento verso terre lontane tramutano ogni cuore.   Suo è questo luogo di eterna perdizione. Suo è la saggezza e la forza. Suo è il potere dell’eterno amore.

Luna

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  Il principio del piacere (Ritratto di Edward James). René Magritte, 1937 Quella mattina Luna si stava preparando per andare sulla spiaggia, quando all’improvviso le si piantò davanti un suo amico. Luna fece un balzo portandosi la mano al petto. Le propose di andare con lui per una gita fuori porta. “Quando?”. “Ora”. Luna rimase spiazzata, ma disse di sì, le sembrava una meta bella e divertente, una di quelle mete che appena ti capita l’occasione la devi cogliere al volo. Forse però il problema sarebbero stati i suoi pantaloncini, forse troppo corti, e poi indossava anche il costume da bagno, ma il suo amico le rassicurò che andava bene così, in fondo avrebbero trovato il mare anche lì. Mollò la borsa con la crema solare e l’asciugamano e prese quella con dentro tutto il resto.   Il lungomare ed il suo molo, in quel giorno di inizio maggio, erano avvolti da un vento che agitava il mare come anche i suoi nervi, che per dar retta al suo spavaldo amico ora aveva le gambe ch

Novembre

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  La nebbia, Voisins. Alfred Sisley, 1874 In questo mese funesto riposano le ossa sotto il verde cipresso. Dal suo principio, come ovatta imperlata, si leva il drappo nebbioso.   Con grazia e con quiete ammanta le solitarie terre, le vergini camelie e i fecondi vigneti, il lungo fumaiolo e le più elevate stelle.   Sgorgheranno da esse le fresche piogge, ad irrorare gioie e rimorsi delle letargiche menti, affogandone, nei fragorosi calici, i ricordi di scarlatto cruore.   Abbandoniamoci quindi, così, al momento. Assaporiamone la trama e distilliamone il vigore, contempliamone le albe e disciogliamone i tramonti.

Crisalide

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  Filosofo che osserva due farfalle. Katsushika Hokusai, 1814-1819 Faceva freddo, ma non un freddo qualsiasi, faceva quel genere di freddo pungente come l’aculeo di un istrice, quel freddo che ti entra dentro le ossa e ti immobilizza le giunture. Le strade erano bagnate e viscide, ad ogni angolo un cumulo di ghiaccio restava in panciolle fregandosene del sole nascente. I marciapiedi erano talmente scivolosi che ci sarebbero volute le scarpe chiodate per camminare senza incresciosi incidenti. Immagina un po’ che figura grama e meschina se tutto d’un botto finissi con i talloni all’insù. I passanti si fermerebbero a guardarmi, ad ammiccarmi con i loro lunghi indici e riderebbero. Oh, se riderebbero! Riderebbero di me, dei miei stupidi talloni e del mio grosso sedere schiantatosi come un meteorite. E inizierebbero a parlare delle mie gambe storte, delle mie orecchie a sventola e dei miei denti pronunciati. Non noterebbero altro che difetti in me, perché chi finisce coi talloni rivolti

Il fiore del peccato

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  Il rapimento di Psiche. William Adolphe Bouguereau, 1895 Velata la fiamma, tiepida e incerta parla di luoghi di tenera effusione, dove l’occhio riposa eppur vede e respira.   Racconta di pitture e di cornici d’oro, di morbidi velluti di mutevole carezza.   Nottetempo ti chiamai tra incanti e miraggi, come vampa infernale ardevi nel costato.   Si spense la fiamma sotto il vento dell’oblio, il tatuaggio di un fiore lasciò per sempre sul mio cuore.