Lepre in salmì
American gothic. Grant Wood, 1930 “Il pranzo è servito”, annunciò con fare monacale il signor Ambrogio. Lady Rose prese posto come al solito a capotavola. Alla sua destra i due figli, alla sua sinistra il marito, ingobbito tanto dal lavoro quanto dalle beghe, con gli occhi socchiusi dal peso delle palpebre sormontate dalle sopracciglia folte e bianche, che contrastano arditamente con la calvizie prematura e i favoriti bruni ben curati. Subito dopo Ambrogio arrivò con la prima portata, posò i piatti sotto ogni naso con costruita indifferenza e tornò in cucina. “Questa lepre in salmì è una gran delusione!”, chiosò la giovane figlia. “Io dico che manca solo di un pizzico di sale. Ma, a parte questo, è deliziosa come sempre”, aggiunse il patriarca assaporando con masticazione lenta il boccone. E così faceva con ogni boccone, da sempre. Ad ogni morsico, ad ogni deglutizione un ricordo che fuggiva via, una memoria che tornava e che poi spariva, come in un valzer succulento. “Ma