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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022

Le tre porte - disponibile ora

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Victor e Jenny vivevano un’esistenza felice ed appagante, figli dei fiori cresciuti nel clima della benignità universale. La vita ha dato loro l’opportunità di realizzare i loro desideri, e niente e nessuno sembrava potesse intaccare tutta quella perfezione. Ma una mattina come tante, qualcuno bussò alla loro porta. “ Il cammino dell’uomo consacrato ha nel suo intermezzo tre porte che devono essere superate per accedere all’eterno ”. È così che si presentò loro il mondo nel quale vennero catapultati d’improvviso, senza apparente motivo. Cosa accadrebbe se l’egoismo e l’ingordigia di un unico uomo oscurassero il sole? Cosa accadrebbe se il potere terreno non fosse più assegnato al banale e corruttibile denaro, bensì ad una “divinità” terrena che decide per chi vive e per chi muore? Il viaggio a ritroso tra le avventure della loro esistenza, prima e dopo il cambiamento, farà scoprire l’importanza dei sentimenti e dei suoi contrari, nell’infinito intreccio che li distingue e li completa.

Lo specchio del tempo

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  Ritratto di Michel Leiris. Francis Bacon, 1976 Osservando la sua immagine riflessa nello specchio, con i palmi delle mani si stropicciava   il viso eseguendo frenetici movimenti verticali. Nelle sue orbite oculari si vedevano i filamenti di sangue disegnare le sottili vene che ne esaltavano il niveo biancore. Si chiedeva cosa facesse lì, in quel luogo dimenticato dal dio come dall’uomo. La barba incolta di giorni, forse settimane iniziava a prudere e i vestiti cominciavano ad emanare un odore di marcio. Dopo un’ultima smorfia allo specchio, rivolta a sé stesso come insulto gratuito, nella piena convinzione di meritarlo, si diresse verso la finestra. Al di là dei vetri opacizzati dall’età, vedeva il cielo rosso come fuoco e la terra nera come inchiostro. Non vi era anima viva, nessuno verso destra, nessuno verso sinistra, nessuno all’orizzonte. E non si udiva alcunché, nessun suono da sopra, nessun suono da sotto. Un sibilo di vento sollevò lesto il pulviscolo che ricoprì il p

Dicembre

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  Scrooge scaccia il primo dei tre spiriti. Jonh Leech, 1843 Questa non vuole essere una poesia, ma soltanto un’opinione mia, di quel che questo mese sia per tutta l’allegra compagnia.   Non m’importa delle rime né tantomeno di far stime, ma se qualcosa devo dire, infine questo è ciò che il mio cuore esprime.   Qui la neve la si vede ogni trent’anni, le vacanze sono nostalgia lontana, le luci il lusso del non vedente.   I colori, le forme e i sapori si confondono in una quadriglia improvvisata da chi per tutto l’anno non muove un passo.   E poi c’è da correre e d’affannarsi nella gara più folle e più attesa, al solo scopo di volersi più bene.   Il freddo ha imparato a camminare carponi, per non farsi vedere. E si torna a fingere di saper amare.   E non c’è più silenzi né solitudini, non c’è tempo per pensare e non c’è lacrima che tenga.   Nel dodicesimo tutto s’arresta. Il cammino del vecchio qui trova il suo tempo, che il nuovo rincorre per quello che resta.